di Elvira Serra
La 27enne, ex vincitrice del Grande Fratello e la malattia dalla nascita: «Aderire alle donazioni degli organi significa diventare eterni. Io oggi vivo perché qualcuno ha avuto il coraggio e la grandezza di farlo»
La gratitudine ha molti volti. Quelli di Federica, Alice e Davide: «Gli infermieri che, turno dopo turno, stanno vegliando su ogni mio respiro con gesti e attenzioni che vanno oltre il dovere». Quelli dei medici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: «Donne e uomini che con mani esperte e cuori immensi hanno reso possibile il miracolo. Non era solo un intervento: era un confine tra la vita e la morte e loro lo hanno attraversato con me, guidandomi dall’oscurità alla rinascita». Quello di chi le ha scritto, ha pregato per lei, le ha rivolto un pensiero: «Il vostro bene mi sta tenendo stretta in questi momenti ancora così difficili da superare».
La gratitudine per il donatore
Ma «il grazie più grande», Martina Nasoni, 27 anni di Terni, già vincitrice nel 2019 della sedicesima edizione del Grande Fratello, lo deve a chi le ha donato il cuore: «Non conosco il tuo nome, ma porto la tua storia dentro di me. Il tuo addio è diventato il mio inizio. A te e alla tua famiglia, che nel dolore hanno scelto la generosità, devo ogni battito. Prometto di onorare questo dono: vivrò con gratitudine, cura e rispetto. Ogni passo che farò, ogni risata che tornerà, ogni traguardo che arriverà, saranno anche tuoi».
La canzone di Irama
«La ragazza con il cuore di latta», come l’aveva soprannominata il cantante Irama dedicandole l’omonima canzone con la quale era arrivato settimo al Festival di Sanremo del 2019, nella casa del Grande Fratello aveva raccontato della malattia ereditata dalla madre e dalla nonna.E in un libro scritto per Piemme, Questo cuore batte per tutte e due, era entrata nel dettaglio di cosa significhi avere una cardiomiopatia ipertrofica, vale a dire un cuore ispessito così tanto da ostacolare il passaggio del sangue. A dodici anni aveva dovuto imparare a convivere con il pacemaker, e lei per farci amicizia lo aveva chiamato Bob, come un cucciolo di cane che ti scodinzola sempre appresso. Niente corse a perdifiato, niente partite di beach volley, niente escursioni in montagna, niente strattoni. Una vita a volume basso, senza picchi, anche perché con la sua patologia non si scherza: la nonna materna era mancata a 35 anni, cinque dopo aver messo al mondo sua madre Simona.
I sogni e i traguardi
Questo non impedisce a Martina Nasoni di sognare, e di impegnarsi per realizzare i suoi sogni. Anche se nel frattempo la mamma ha dovuto fare un trapianto di cuore, anche se pure lei ha dovuto sostituire il pacemaker.
Prova prima con Miss Italia, ma si ferma alle semifinali. Fa provini per la televisione. E intanto Irama, che aveva conosciuto un’estate a Gallipoli, canta la sua storia a Sanremo, e lei lo racconta davanti alle telecamere che stanno cercando i nuovi concorrenti per l’edizione 2019 del GF. Vincerà lo scontro finale con il 60 per cento delle preferenze, la sua storia ha convinto il pubblico.Da lì Martina fa tante cose: la modella, l’influencer, la speaker radiofonica per Rds. Incide pure un disco. Ma la malattia è sempre lì, a segnare con lei ogni traguardo.
L'annuncio sui social e l'appello
Quest’estate, la svolta. Il 19 agosto avvisa su Instagram i suoi 273 mila follower: «Guardando le stelle, in questi giorni, rivolgete un pensiero a me, una preghiera... È arrivato il momento di accogliere un grande dono. C’è un momento in cui la vita ti chiama a un passaggio segreto, un ponte sospeso tra il buio e la rinascita. Ci vediamo dall’altra parte delle mie paure». Il cuore nuovo è stato trovato, il giorno dopo Martina farà il trapianto.
Venerdì, finalmente, si mostra sul social network con la nuova cicatrice: lo stelo di una rosa che le divide in due il petto. Lo sguardo stanco, ma felice, di chi ha iniziato un nuovo agognato corso. Il suo ultimo appello è perché altri pazienti abbiano la stessa opportunità che è stata data a lei. «Aderire alle donazioni degli organi significa diventare eterni, regalare vita. Io oggi vivo perché qualcuno ha avuto il coraggio e la grandezza di farlo. E non c’è eredità più nobile di questa». E, infine, un ultimo grazie. «A chi mi cura, a chi mi vuole bene, a chi non c’è più, ma continua a vivere qui, tra le mie costole. Il mio cuore è nuovo, ma la riconoscenza è antica e non smetterò mai di parlarne».
31 agosto 2025
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